Oggi ho notato che nel mio blog non vi avevo ancora parlato della N2 – Nacional 2 del Portogallo. Mea culpa!

Per chi non la conoscesse, la N2 è la strada più lunga del Portogallo, con un totale di 739,26 chilometri, e l’unica in Europa che attraversa un Paese per tutta la sua lunghezza (ce ne sono solo altre due al mondo: la Route 66 negli USA e la Ruta 40 in Argentina).
Quella portoghese si estende da nord a sud, collegando la città di Chaves, nella regione Trás-os-Montes, a Faro in Algarve. Fu istituita l’11 maggio 1945 come Strada Reale.
Nel corso degli anni l’ho percorsa quasi tutta, mi manca solo l’ultimo pezzettino in Algarve. Non ho scelto di percorrerla interamente durante un unico viaggio perché a me piace “prendermela comoda”, parlare con gli abitanti delle piccole località, scoprire qualche preziosità artigianale e mangiare senza fretta nelle trattorie.
E poi c’è la caccia al timbro sul passaporto della N2, turistico lo so ma è anche un modo per fare due chiacchiere e scoprire qualche angolino sconosciuto e qualche negoziante (visto che gli uffici del turismo li troviamo quasi sempre chiusi).

In questo primo articolo dedicato alla N2 voglio proporvi il mio ultimo viaggio sulla nazionale che, finora (secondo me continuerò ad avere questa opionine anche in futuro), è la tratta più bella a livello paesaggistico.
Il nostro itinerario, durato un intero fine settimana, ha percorso la tratta Castro Verde – Santiago do Escoural. Una zona bellissima del Basso Alentejo ricca di storia, artigianato e ottima gastronomia.
ITINERARIO CONSIGLIATO: Castro Verde, Aljustrel, Ervidel, Ferreira do Alentejo, Alcáçovas, Santiago do Escural (potreste anche salire fino a Montemor-o-novo ma noi ci siamo già stati diverse volte e l’abbiamo saltato).

Non aspetattevi ora una guida turistica per ogni località, non è questo l’obiettivo di questo articolo ma solo condividere con voi qualche consiglio di viaggio.
A Castro Verde per esempio ci siamo solo fermati per il timbro e un caffè. In realtà non era nemmeno prevista la visita ma abbiamo fatto bene.
Non posso non citare che nei pressi di questo bianco paesino si svolse la battaglia di Ourique (1139) durante la quale D. Afonso Henriques sconfisse gli Arabi e si proclamò primo re del Portogallo.



VISITARE: la basiclica reale, il museo della lucerna, il mulino a vento recuperato, il museo rurale, il polo di tessitura del Lombador.
Continuando la N2 si arriva ad Aljustrel una sua zona miniera con ancora l’antico quartiere dei minatori. Le mine non sono visitabili perché sono ancora in funzionamento.
Anticamente chiamata Vipasca, ancora durante l’occupazione romana, era già all’epoca uno dei principali centri di esplorazione mineraria nel sud-ovest della Penisola Iberica. Dal III al XIX secolo il sottosuolo non fu toccato e l’attività mineraria fu ripresa con la Rivoluzione Industriale.



VISITARE: museo municipale, l’ascensore in ferro (Malacate Vipasca), bairro de Vale D’Oca (quartiere dei minatori), girovagare tra le bianche stradine.
Riprendiamo il viaggio e arriviamo a Ervidel, nostra base per il fine settimana. Qui ho bevuto il miglior caffè espresso del viaggio nel bar che si trova nella piazza principale, vicino la fontana / monumento in ferro della talha del vino. Il nome non lo ricordo ma si trova in Praça da República, 2.

Speravamo di fare un giro tra le cantine di vini ma abbiamo trovato tutto chiuso, forse apriranno durante la settimana. Lascio qui il consiglio per la visita dell’adega Moreira nella quale le talha (contenitori di terracotta per il vino) risalgono al XIX secolo, con la più antica risalente al 1843.
VISITARE: la diga del Roxo (noi ci siamo dimenticati di andare), adega Moreira (cantina di vini), cappella di S. Pietro, andare a caccia di comignoli. A novembre da non perdere la festa del vino chiamata Vin&Cultura.
Riprendiamo l’auto e continuiamo a salire il Paese percorrendo la N2. Prossima tappa Ferreira do Alentejo.
Il paesaggio è cambiato radicalmente, abbiamo lasciato le colture intensive (purtroppo) di mandorli e ulivi per esser accolti dai campi che si aprono dinanzi a noi e ci ridonano la “cartolina alentejana” che amiamo tanto: querce da sughero e ulivi centenari spagliati sulle colline dorate.
Avevamo già pernottato in questa zona in un viaggio del 2017 per visitare la villa romana di Pisões, la più grande della Penisola Iberica (leggete qui).
Se trovate l’ufficio del turismo chiuso (come noi) potete farvi timbrare il passaporto al ristorante O Salgadinho. Magari potete anche fermarvi per pranzo (chiude la domenica).


VISITARE: museo municipale, nucleo di arte sacra, casa del vino e del cante alentejano, cappella del calvario.
Dopo il timbro riprendiamo l’auto per continuare il viaggio verso le ultime due tratte previste prima di tornare a Lisbona. Penultima tappa, Alcáçovas. Una scoperta incredibile, pensare che non era nemmeno prevista. Devono imparare a promuoversi.
Un delizioso paesino bianco che si trova sull’antica via romana che collegava Ebora (Évora) a Salacia (Alcácer do Sal). Possiede una cappella insolita, la cappella delle conchiglie (purtroppo trovata chiusa). Anche da fuori sorprende perché rivestita di conchiglie provenienti dagli oceani Atlantico, Indiano e Pacifico.



Interessante anche il Museu dos Chocalhos (i campanacci) e il luogo d’incontro segreto dei Capitani d’Aprile, alla vigilia della Rivoluzione d’Aprile del 1974. Dove? Il Monte do Sobral. Sicuramente sarà meta di un futuro nostro viaggio esplorativo per approfondire.
Il timbro del passaporto potete richiederlo nel Paço dos Henriques, antichi signori di Alcáçovas, dove avvennero i matrimoni dei genitori di D. Manuel I del Portogallo e della regina Isabella I, la Cattolica di Spagna e dove fu firmato il Trattato di Alcáçovas.
Qui il gotico, il manuelino e l’architettura rinascimentale si fondono magistralmente per offrirci un luogo perfetto per accogliere il museo dei campanacci (sin dal 2015 arte patrimonio dell’umanità secondo l’UNESCO).
VISITARE: cappella delle conchiglie, museo dei campanacci, chiesa madre, chiesa della misericordia, le cappelle di São Pedro de Sequeiras, São Teotónio, São Geraldo, Senhor da Pedra o São Francisco, il convento di Nossa Senhora da Esperança del XV secolo, il ponte medievale in pietra di Ribeira de Alcáçovas, costruito tra il XV e il XVI secolo, il Paço dos Henriques, residenza reale del Portogallo nel XVI secolo.
Ultima tappa di questo fine settimana alentejano, Escoural o per meglio dire Santiago do Escoural, località famosa per le sue grotte.


Questa è una regione occupata dall’uomo fin dall’antichità ed è ricchissima di reperti archeologici, il cui massimo esponente è il Sito Archeologico di Escoural situato nella località Herdade da Sala. Pare sia addirittura uno dei più importanti su territorio nazionale.
Qui siamo rimasti a pranzo e abbiamo fatto bene. Abbiamo trovato di domenica solo due trattorie aperte, la prima dello scorbutico individuo che scopriamo poi esser cucigino del secondo simpaticone. No, non è l’inizio di una barzelletta.
Consigliatissimo il ristorante Manuel da Azinheirinha del signor Manuel per l’appunto. Mangiato benissimo e ha anche trovato la soluzione al mio regime alimentare senza carne. La sua trattoria cucina solo carne.
A detta di Kévin il piatto di cinghiale era divino e pure il mio pesce spada (fuori menù) cucinato con vino, burro e limone con patatine fritte. Guardate che meraviglia il modo di servire a tavola. AMO L’ALENTEJO!




VISITARE: la chiesa parrocchiale, i forni di carbone vegetale, la Quinta do Carvalhal, l’Anta de São Brissos transformata in cappella di Nossa Senhora do Livramento e la chiesa madre di São Brissos. E poi le grotte naturalmnte.
Voglio concludere questi consiglio di viaggio con la leggenda della piccola cappella di Nossa Senhora do Livramento.
LEGGENDA
Narra la leggenda che la Senhora do Livramento e São Brissos avessero avuto un figlio. La signora però fu tradita con la Senhora das Neves.
Quando capitano anni di siccità, la popolazione locale trasporta l’immagine di Nossa Senhora do Livramento nella chiesa di São Brissos, ponendola con le spalle al santo, il suo antico amore, lasciando il figlio nella cappella.
Grazie alle lacrime che versa per star stato lontano da suo figlio e vicino a colei che non ama più la pioggia arriva (sue lacrime cadute dal cielo).


Sperando che pianga ancora un po’ visto che quest’anno la siccità sta mettendo in ginocchio la natura vi saluto lasciandovi in basso alcuni consigli di lettura che credo possano interessarvi.
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Cliccando sulla foto in basso potete accedere a tutti gli articoli che ho scritto sull’Alentejo.
E poi c’è la Sa-Rc che non attraversa un Paese ma è ugualmente un portale dimensionale verso l’ignoto. Ma che figata, ci sono proprio i cippi e i punti dove farsi immortalare, proprio come la Route 66. Tra miniere (un giorno lo saranno visitabili) e grotte stupende, si prospettano km e km di meraviglie… che io suggerisco di fare a piedi, se non altro per smaltire le epiche mangiate nelle trattorie lungo il percorso 😉 Che cosa curiosa la leggenda, ma funziona il fatto della pioggia? 😛 Tu che puoi permettertelo hai fatto bene a percorrerla a tratti, diversamente sarebbe solo una strada con traguardo da sfoggiare… come chi dice di aver visitato un paese soltanto avendo passato un fine settimana nella capitale 😉
Hai centrato il punto. Non amo viaggiare di fretta e posso fare a meno dell’ovvio. A me piace viverlo il viaggio ed è anche la mia forma di viaggiare all’estero. Mi godo di più 20 minuti seduta al tavolino di un bar o su una panchina di un parco per “osservare la quotidianità” che stressarmi per vedere tutti i monumenti da cartolina del luogo.
Non appena apriranno la miniera mi catapulto a visitarla. 😉