Portalegre: tra vini, tappezzeria e storia

Il periodo migliore per visitare Portalegre è la primavera, per le allergie non è indicato ma vi assicuro che percorrere parte della Serra de São Mamede in fiore è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita.

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Portalegre non lascia indifferente il viaggiatore, è una cittadina che fu fatta erigere per volere di D. Dinis nel 1290. Impressionante il suo castello di ben 12 torri e 7 porte interamente inglobbatonel tessuto urbano, quasi mimetizzato oserei dire.

Se decidete di visitare la cittadina vi consiglio di dedicarle almeno un’intera giornata, noi abbiamo deciso di pernottare e devo ammettere che due giorni di visita li merita.

Partirei dalla piazza della Repubblica dove troverete la casa-museo del poeta José Régio, fu qui che il poeta visse durante 33 anni.

scrittore poeta portoghese

Em Portalegre, cidade / Do Alto Alentejo, cercada / De serras, ventos, penhascos, oliveiras e sobreiros / Morei numa casa velha, / velha grande tosca e bela / À qual quis como se fora / Feita para eu Morar nela… (Toada de Portalegre, José Régio)

In Portalegre, città / Dell’Alto Alentejo, circondata / Da serre, venti, rocce, ulivi e querce da sughero / Ho abitato in una casa vecchia, / vecchia grande grezza e bella / La quale volli come se fosse / Fatta per io Abitare in lei…

Pensate che, in questo edificio, in cui José Régio ha vissuto per 34 anni (mentre insegnava a Portalegre) ci sono 17 stanze e centinaia di opere d’arte raccolte dallo scrittore. Oltre alla scrittura era un uomo appassionato di arte popolare e collezionismo, un interesse che sviluppò presto sotto l’influsso di un nonno.

Fotografie di Paulo Spranger/GI

Si possono anche visitare le due cucine dell’ex convento e la camera da letto dove dormiva. Ma uno degli ex libris della casa-museo è lo studio del saggista, autore di opere come “Poemas de Deus e do Diabo”, “Cântico Suspenso” o “A Velha Casa”, dove infiniti libri, documenti e un balcone convivono, con vista sul giardino che circonda la casa e la Serra de São Mamede, la stessa montagna che lo ha ispirato più e più volte.

Foto: Visit Portugal

Usciti dal museo mi soffermerei nella piazza, Praça da República, dove si possono ammirare numerose case nobiliari di notevole costruzione, come il Palácio Amarelo con le sue atipiche verande in ferro, l’elegante Palácio Achioli, il Palácio dos Falcões e il Palácio Avilez oggi sede del governo e della polizia.

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Dalla piazza al castello impiegherete solo dieci minuti a piedi. Il castello è del XIII secolo e fu testimone della crisi tra il Portogallo e Castela che divise classi sociali, militari e fratelli. Ricordiamo che Dom João de Castela sposò Dona Beatriz unendo i regni ma la popolazione si ribellò e attaccò il castello, risultato? Il re dovette ritirarsi a Crato, sede del suo ordine militare. Non è la sede e nemmeno il mio scopo quello di intrattenervi con una lezione di storia quindi, torniamo alla nostra visita della cittadina.

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Se sarete fortunati, potrete anche visitare il museo Robinson ospitato nella chiesa del Convento de São Francisco, uno degli edifici più antichi della città ed è stata una delle prime case dell’Ordine dei Frati Minori a essere fondata in Portogallo.

Nasce come convento mendicante maschile, fondato nel 1500, con interventi rinascimentali (sarcofago e pala d’altare), manieristi (pala d’altare nella cappella di Gaspar Fragoso e pitture murali nelle cappelle della navata) e barocchi (altare maggiore e formelle barocche nel presbiterio).

L’estinzione degli Ordini Religiosi determinò il rapido degrado del convento, che fu in seguito parzialmente adattato a caserma. Anche la chiesa passò in possesso dei militari nel 1910, quando non fu più aperta al culto. Ma, ancora nel sec. Nel XIX secolo le ali del convento furono modificate e ampliate per ospitare una fabbrica legata all’industria del sughero, Fábrica Robinson, la più antica e una delle più grandi fabbriche di lavorazione del sughero al mondo. I suoi due camini sono un ex libris della città.

Il nucleo museale, invece, fu creato da un oriundo dello Yorkshire. Uno spazio culturale inserito in un’antica fabbrica di sughero, una delle più importanti del Portogallo. Lo spazio ha avuto dei problemi alla fine del 2019 e con il Covid-19 il suo futuro è incerto. Contattateli prima di una possibile visita, aprono solo durante alcuni eventi.

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Conclusa la visita si prosegue verso la piazza del Municipio e la cattedrale del XVI secolo con i pinnacoli piramidali delle sue torri, un’architettura insolita per questa regione. Nella stessa piazza troverete anche il museo municipale con splendide ceramiche e oggetti in avorio, così come i famosi tappeti di Arraiolos.

Restando in tema artigianato, Portalegre è famosa per la sua seta e la tappezzeria, imperdibile per questo una visita al museo Guy Fino. Al suo interno troverete opere realizzare con una tecnica esclusivamente portoghese inventata da Manuel do Carmo Peixeiro.

Guy Fino conosce al liceo il figlio dell’ideatore e da questo incontro nasce l’idea. Il museo ospita tappezzerie elaborate partenda da opere di grandi artisti nazionali del calibro di Almada Negreiros, Júlio Pomar e António Cargaleiro, giusto per citarne alcuni.

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La visita di Portalegre non può non continuare se non con il convento di São Bernardo, monastero del XVI secolo fondato dal vescovo di Guarda, D. Jorge de Melo, sepolto tra queste mura.

Un inciucio, detto alla napoletana, ovvero un pettegolezzo, si narra che la coppia di amanti scolpita sul tumulo in marmo di Estremoz siano il vescovo e la sua amante.

Si narra anche che quando il re Filipe II di Spagna visitò Portalegre e il convento disse: “grande gabbia per un così piccolo uccello”. Capirete entrando il perché. Il tumulo del vescovo è un’opera del calibro di un re. Pensate che è largo 7 metri e alto 12 metri. Pare sia la più grande e sontuosa del Portogallo e il simbolo dell’affermazione personale di D. Jorge de Melo come mecenate umanista.

Anche qui, provate a vedere se la GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) vi fa entrare. Sin dal 1985 è la loro scuola di formazione. Noi purtroppo siamo capitati una giornata che stavano organizzando un evento militare e non abbiamo potuto visitare la zona del convento aperta al pubblico.

L’istituto fu fondato nel 1518 dal vescovo della diocesi di Guarda, D. Jorge de Melo, con lo scopo di accogliere le “fanciulle senza dote”. I lavori per l’attuale convento, iniziarono solo nel 1526. Nel 1530 la chiesa e alcune delle sue strutture erano già completate, come il refettorio, la sala capitolare e il dormitorio. La consacrazione della chiesa avverrà solo il 16 marzo 1572, quando D. André de Noronha era vescovo di Portalegre.

Prima di lasciare Portalegre non dimenticate di gustare almeno una Boleima, dolce tipico di farina di castagna con ripieno di mele e cannella (l’originale di origini più povere era preparato di soli zucchero e cannella).

Ne esistono varie in questa zona dell’Alentejo ma quelle di Portalegre sono di pasta sfoglia. Sono dolcetti conventuali nati per recuperare il resto dell’impasto del pane nelle ciotole e di mele troppo mature per mangiarle. Il recupero alimentare era un’esigenza e noi oggi dovremmo imparare dal passato.

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La gastronomia di Portalegre è molto più ricca e non posso non consigliarvi: la Sopa de Tomate (zuppa di pomodoro), la Sopa de Batata (zuppa di patate), la Sopa de Feijão com Couve (zuppa di fagioli e verza), l’Alhada de cação (zuppa di cacciagione), il Sarapatel (zuppa di viscere di maiale, pecora e capretto), la Sopa de Cachola (zuppa di fegato o testa di maiale), le Migas de Pão e di Batata (piatti cucinati a base di pane o patate).

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Per tornare a parlare di dolci, vi consiglio: i Rebuçados de Ovos, il Toucinho do Céu, il Manjar Branco e la Lampreia de Portalegre(immagine in basso). Tutti naturalmente a base di uova.

CONSIGLIO RISTORANTE: noi abbiamo mangiato benissimo al Restaurante Cavalinho (trattoria) e al Restaurante Abrigo do Martinho.

Buonissimo l’espresso nel bar storico Café Alentejano, un bar ospitato in un edificio della prima metà del XX secolo, con tracce di architettura modernista. L’interno conserva i mobili originali della sua inaugurazione (1936).

Il rosso dei divani (unico arredo alterato), delle sedie, delle porte e delle tende crea un’atmosfera calda e la luce naturale addolcisce i toni, molto vicino all’ambientazione di un film d’epoca. Imperdibile!

Se amate, come noi, l’artigianato dovete assolutamente fare un salto da Arte em Cortiça in pieno centro storico. Noi abbiamo comprato una riproduzione di un antico tarro, contenitore in sughero che i pastori e i contadini portavano a pranzo del campo.

Una curiosità: il più delle volte il pasto trasportato nel “tarro de cortiça” consisteva in migas, cotte con pane duro, poiché è noto che: “Il pane morbido si inghiotte rapidamente” e “Un pane duro, dente aguzzo”, nonché “Meglio pane duro che fico maturo” e “Il pane è buono quando non c’è”. Inoltre: “Tutto con il pane rende sano l’uomo”. Amo i detti popolari, e voi?

Non dimenticate di vedere il famoso platano, sì l’albero. Sapevate che nel 2021 è arrivato al 4º posto nella classifica degli alberi europei? È un concorso organizzato dall’EPA – European Partnership Association, in collaborazione con l’ELO – European Landowners Organization.

L’albero si trova nel Rossio di Portalegre e fu piantato nel 1838 dal medico e botanico José Maria Grande. Secondo il comune è considerato il più grande platano di tutta la Penisola Iberica con un tronco di 7 metri e un diametro della chioma di 37 metri. Incredibile, non trovate?

Nei dintorni vi consiglio di visitare due cantine di vini, una storica, la Tapada do Chaves, e una giovane ma che ama fare esperimenti, la Cabeças do Reguengo.

Questa nuova gita fuori porta si conclude qui, spero che meriti di esser inserita nella vostra lista di viaggio. Per altri consigli, vi invito a curiosare nella mia mappa interattiva gratuita cliccando qui. Buon viaggio e alla prossima!

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