Il viaggio

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Quel piacere dello spostamento che, in definitiva, consiste solo nel ricordo e mai nel presente.

Joris-Karl Huysmans, Controcorrente, 1884

Eccomi di ritorno dopo aver trascorso un intenso fine settimana a Bologna.

Il viaggio

Ho sempre visto il viaggio in treno come un viaggio nei labirinti della propria anima. La sua lentezza e il suo dondolio concilia i pensieri, ipnotizza la nostra mente e l’anima può vagare. Lo sguardo si perde attraverso lo schermo del mondo: una lastra di vetro che separa il viaggiatore da luoghi lontani. Un lungo corridoio, dove anime erranti s’incrociano, si parlano, si guardano, si scruano in silenzio, pensano alla propria vita, alle persone che riabbracceranno o che hanno appena lasciato. Destini che solo per pochi attimi, forse solo per un batter di ciglia, si sfiorano inconsapevolmente.

Ero seduta in un vagone quasi vuoto, nella semioscurità del tramonto. Mi perdevo contemplando i colori e le immagini che, come diapositive, s’intercalavano al buio totale dei tunnel, cadenzando i minuti. Il silenzio e l’oscillare del treno sulle rotaie mi facevano assopire ma il pensiero di arrivare mi ridestava.

Mi ritorna in mente un frammento del libro di Fogazzaro “Malombra”:

Uno dopo l’altro gli sportelli dei vagoni sono chiusi con impeto; forse, pensa un viaggiatore fantastico, dal ferreo destino che, ormai senza rimedio, porterà via lui e i suoi compagni nelle tenebre. La locomotiva fischia, colpi violenti scoppiano di vagone in vagone sino all’ultimo: il convoglio va lentamente sotto l’ampia tettoia, esce dalla luce dei fanali nell’ombra della notte, dai confusi rumori della grande città nel silenzio delle campagne addormentate: si svolge sbuffando, mostruoso serpente, tra il labirinto delle rotaie, sinché, trovata la via, precipita per quella ed urla, tutto battiti dal capo alla coda, tutto un tumulto di polsi viventi.

Bologna: Arrivo. Incontro. Attimi. Emozioni.

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Trascorro questi due giorni all’insegna dei piaceri. Il mio palato e il mio spirito ringraziano chi di dovere. Sai bene che sto parlando di te.

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Mi fai conoscere un luogo magico, una taverna, un antro, un covo, un calderone misterioso di aromi, sapori e misticismo: Drogheria della Rosa.

I piatti sono confezionati misurando sapientemente gli ingredienti. Un mix alchemico che porta a vivere un’esperienza unica. La musica, che avvolge le sale, sazia anche gli spiriti, in seguito cullati dall’ebbrezza degli ottimi vini e dai discorsi subliminali, e non, che si instaurano tra i commensali ed Emanuele, il proprietario.

Il locale è un baule di ricordi, di frammenti di vita ed arte in tutte le sue forme di espressione. Un posto unico, non per tutti. Ma per chi volesse vivere un’esperienza sui generis, consiglio di aprire la mente e lo spirito e di andare a Via Cartoleria, 10 (Bologna). Come direbbe Emanuele: “Chapeu!”

Il mio viaggio è giunto al termine. Il destino ha tessuto questa tela, non sappiamo perché ne per come. Nulla succede per caso. Le anime affini sono destinate a rincontrarsi nel susseguirsi delle vite. Alla prossima.

Saluto con una frase di Guy de Maupassant che riassume il mio viaggio:

Il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno. (Al sole, 1884)

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