Intervistando MATTEO ANATRELLA

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Scopro il lavoro di Matteo Anatrella durante l’evento organizzato al Pan, NAPOLI CITTÀ CREATIVA in POP ART, di cui vi ho parlato qualche giorno fa (leggi QUI).

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Matteo Anatrella è un fotografo napoletano, classe 1975, che fonde tecnica fotografica ad interventi grafici e manuali, al fine di ottenere immagini “dinamiche” (per sua stessa definizione), connubio tra stile e ricerca. Leggiamo nel press kit dello studio fotografico di Anatrella, che nei lavori del fotografo è decifrabile la voglia di sorprendere lo spettatore, portandolo nella sua visione/racconto. Soul and Colors_Involucri dell’Anima è una raccolta di anime al femminile, rappresentate attraverso il colore e le sensazioni che l’autore ha percepito facendo la loro conoscenza; le immagini tolgono vita al corpo nudo, che diventa semplice involucro dell’anima vitale.

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Il Se e l’Io fusi in un racconto univoco. I corpi femminili rappresentati dall’autore, possono essere considerati (anche se il paragone può risultare blasfemo) alla stregua dei barattoli di Zuppa Campbell’s, ossessivamente riprodotti da Warhol, nelle immagini di Anatrella cambiano i soggetti ma ritornano le ossessioni e le alterazioni, il voler ricercare a tutti i costi una verità (di cui nemmeno l’autore è consapevole) attraverso lo stesso soggetto e lo stesso metodico racconto. Il corpo nudo è assimilabile alla ricerca che Warhol effettuava attraverso i suoi screen test, il fotografo partenopeo cerca di estrapolare la verità di quei corpi, mettendoli a nudo ed interrogandoli, allo stesso modo in cui l’artista newyorkese interrogava gli artisti ed i personaggi che orbitavano attorno alla Factory “spogliandoli” per ben tre minuti di qualsiasi difesa; il fine è identico, creare un rapporto di intimità artistica con chi usufruisce delle immagini, utilizzando l’intimità del soggetto ritratto. Per Matteo Anatrella il “bombardamento” della riproduzione seriale del messaggio è necessario.

 Foto per gentile concessione del fotografo.

Chiedo all’artista…

Lilly’s Lifestyle: Dove ha preso ispirazione per questi suoi scatti?

Matteo Anatrella: la raccolta non è figlia di una vera e propria ispirazione, è più un ricettacolo di suggestioni…fin da ragazzo ho associato le donne incontrate ad un colore, con la raccolta ho semplicemente voluto condividere con gli altri queste sensazioni.

LLS: Il suo è un nudo pudico, un voler esporre senza esporre. In esso leggiamo una femminilità elevata quasi alla sua sacralizzazione. Qual’è il segreto della sua tecnica?

MA: Non c’è un vero e proprio segreto, se non il rispetto…ecco tutto! Per poter lavorare con le donne “spogliandole” delle proprie armature, bisogna prima di tutto comunicare pieno rispetto per ciò che esse sono.

LLF: La donna è quasi sempre stata il suo leitmotiv. Come definirebbe il corpo femminile?

MA: Il mio vero leitmotiv è la voglia di raccontare e di raccontarmi, per quanto riguarda il corpo femminile, l’ho sempre trovato affascinate e misterioso, e di conseguenza ne sono attratto come uomo e come “narratore”.

LLF: Un’ultima domanda. Cosa bolle in pentola per il prossimo futuro?

MA: Per il prossimo futuro mi auguro di continuare il progetto legato al racconto dell’anima…e per non svelare troppo del percorso già intrapreso mi lasci dire semplicemente che abbandonerò il colore, per dare forma alle sensazioni (o almeno cercherò di provarci).

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